La rinnovata funbike di Noale si presenta con un inedito 900cc capace di innalzare ulteriormente il piacere di guida della fortunata progenitrice. Facilità di guida ed emozioni garantite.
La nuova Aprilia Dorsoduro 900 ci accoglie con un ergonomia ben studiata che già dopo pochi metri ci consente di entrare in piena simbiosi con la moto. Sono diverse le positività che concorrono a questo risultato. Le ampie svasature del serbatoio permettono un ottimo inserimento delle nostre ginocchia a tutto vantaggio del feeling e del controllo della moto nella guida più sportiva. Il manubrio, in posizione leggermente avanzata, relativamente basso, appena più largo delle nostre spalle, si fa impugnare facilmente mantenendo le braccia morbidamente flesse. Le pedane, un poco arretrate e sufficientemente distanti dal piano sella risultano piuttosto confortevoli per le nostre gambe, anche dopo diversi chilometri. La sella punta tutto sul feeling e sulla capacità di restituire al pilota delle nette sensazioni su ciò che sta accedendo soprattutto sotto la ruota posteriore. Molto stretta nella sua parte anteriore risulta comunque discretamente generosa per consentire spostamenti longitudinali, permettendo facili variazioni di assetto in corrispondenza delle diverse modalità di guida. La sua imbottitura sostenuta ne rivela il limite sulle lunghe percorrenze dove inevitabilmente i glutei inizieranno precocemente a stancarsi.
Il misto risulta immediatamente il suo terreno elettivo, per la facilità con cui si lascia condurre senza troppo impegno tra le curve, stupendoci ogni volta che innalzeremo il ritmo, risultando sempre estremamente comunicativa e garantendo limiti di guida molto elevati anche in presenza di asfalti poco abrasivi.
Durante le cavalcate a ritmi più blandi è richiesto solo un minimo di apprendistato per assuefarsi al baricentro alto. Non sono tanto le quote ciclistiche in se a determinarlo, né il posizionamento del motore, piuttosto è l’altezza della sella da terra posta a 870mm e la postura del nostro busto eretta a determinare una impercettibile inerzia nei cambi di direzione. Ma tutto ciò svanisce come d’incanto ogni volta che si decida di innalzare il ritmo ed adottare una posizione di guida più adatta al controllo totale del mezzo. In questi frangenti il manubrio avanzato suggerisce di essere impugnato mantenendo il busto inclinato verso l’anteriore ed avanzando ulteriormente sulla sella con i glutei. Con questi due semplici accorgimenti la dinamica della moto ne guadagna in velocità di discesa in piega e stabilità, oltre a permettere al pilota di avere ancora più netta la percezione del lavoro svolto dal pneumatico anteriore. La nostra Dorsoduro 900 non richiede di essere troppo contrastata al manubrio, casomai potrà risultare una buona pratica quella di anticipare le svolte con movimenti del busto all’interno della curva.
La frenata risulta sempre molto modulabile e convince nell’utilizzo stradale per un attacco piuttosto morbido. La potenza dei due dischi semiflottanti da 320mm, morse da pinze ad attacco radiale a 4 pistoncini, non viene mai messa in discussione.
La forcella a steli rovesciati da 41mm (regolabile nel precarico e nell’idraulica in estensione) risulta davvero ben tarata per dare grande soddisfazione nella guida sportiva. In questi frangenti emerge positivamente la bella sintonia con l’impianto frenante, risultando sempre limitati i trasferimenti di carico anche nelle decelerazioni più intense. I suoi generosi 160mm di escursione torneranno utili in presenza di crepe longitudinali o scalini. In questi frangenti la capacità filtrante della forcella non deluderà, pur trattandosi di un elemento che strizza l’occhio alla sportività piuttosto che al comfort.
Anche il mono posteriore, che per regolazioni ed escursione fa il verso alla forcella, convince per la capacità di mantenere le reazioni della Dorsoduro sempre prevedibili. La sua naturale tendenza a limitare il beccheggio anche nelle ripartenze più decise, unita alla sua progressività di intervento (pur agendo sul bel forcellone di alluminio in modo diretto) lo rendono estremamente versatile anche quando, per l’appunto, le condizioni dell’asfalto non saranno ottimali.
Il rinnovato 896cc omologato Euro4 si presenta con una scheda tecnica di tutto rispetto: 4 valvole per cilindro, bialbero, raffreddato a liquido, potenza massima di 95 CV a 8.750 giri/min, coppia massima 90 Nm a 6500 giri/min. Quello che non possono raccontare i suoi dati è la dolcezza di intervento in basso, la bella spinta presente ai medi e la cattiveria negli ultimi 2.000 giri di utilizzo. E’ così bilanciato che anche in sesta accetta dai 2.500 piene aperture del comando dell’acceleratore senza rifiuti e senza palesare vibrazioni particolarmente intense. Piuttosto proprio fino a tale soglia saranno delle piacevoli pulsazioni a tenerci compagnia soprattutto con le marce alte (media intensità, bassa frequenza) rendendo ancora più coinvolgente il rapporto con la Dorsoduro 900. Stante la buona disponibilità di coppia su un ampio arco di utilizzo, per mantenere un buon ritmo nel misto non occorrerà mai far frullare questo V2 in alto ed anzi sarà consigliato guidare con il classico rapporto in più che consentirà ugualmente veloci ripartenze senza strapazzare l’assetto e garantendo peraltro una trazione in uscita di curva sempre di alto livello. Anche per questo, su fondo stradale asciutto, sarà sufficiente mantenere il livello del traction control al minimo.
La frizione a comando idraulico richiede uno sforzo alla leva trascurabile mentre il cambio risulta in gran forma garante di innesti veloci, tipici di un comando sportivo.
In autostrada la stabilità non viene meno, le vibrazioni del propulsore decisamente tollerabili (a 130 Km/h il contagiri è prossimo a quota 6.000) ma ci si trova a lottare con la massa d’aria che inevitabilmente investe braccia, spalle e casco del pilota. Fortunatamente sono assenti vortici ed inclinando il busto in avanti sarà comunque possibile trovare un assetto neutro e relativamente poco affaticante.
In città la Dorsoduro 900 si fa apprezzare per una guida molto intuitiva, per la capacità di essere gestita senza troppo impegno anche a velocità pedonali grazie al peso a secco contenuto in 188 Kg ed al manubrio sufficientemente largo da fungere da vero e proprio timone, per la frizione e la frenata modulabili e per un motore capace spingere rapporti lunghi anche alle basse velocità (tra l’altro non scalda mai troppo, nemmeno nella stagione calda), limitando molto l’uso del cambio. Un plauso al settaggio del comando dell’acceleratore, morbido nella promissima fase di apertura per poi dimostrarsi piacevolmente diretto. E’ la sella (870mm) casomai che potrebbe creare qualche problema per i meno alti, nelle soste ai semafori o nelle manovre da fermo.
Nel momento in cui scrivo il prezzo della moto è di circa 9.500 euro FC, davvero ottimo in rapporto alla qualità costruttiva di questa Dorsoduro 900 ed alle sue elevate doti stradali.
Ringrazio la Concessionaria Che Moto! di Roma per la disponibilità della moto e per la loro consueta calorosa accoglienza.
Vi lascio insieme al sound della Dorsoduro 900