Sono molto curioso di provare questa Bonneville T100. Si tratta della prima Classic di casa Triumph che guiderò. Fascino da ferma ne ha davvero tanto. La sua ruotona a raggi da 19” all’anteriore, il bellissimo serbatoio a goccia, le due marmitte cromate dalla inconfondibile sagoma a bottiglia, il collaudatissimo bicilindrico parallelo, i carter spazzolati, sono tanti i particolari di questa Bonneville che mi hanno stregato ancor prima di salire in sella. Così mi intrattengo ad osservarla per qualche minuto divertendomi a girarle intorno per studiarla scrupolosamente.
Una volta a bordo la sensazione è di essere sopra la moto e non dentro come spesso accade con alcune naked di più recente progettazione. L’ergonomia è ben studiata, la distanza sella pedane risulta corretta. Il manubrio in posizione abbastanza ravvicinata determina una posizione di guida comoda, col busto appena inclinato. Tradotto: quanto di più intuitivo e facile dopo la Graziella.
Metto in moto e scopro un sound al minimo davvero promettente (considerando che gli scarichi sono quelli standard omologati). Si parte. Frizione morbida e modulabile, cambio dagli innesti poco contrastati. In città si va che è una bellezza. In tutti i sensi. Infatti mi scopro narciso più che mai, cerco disperatamente il mio riflesso sulle vetrine, sono curioso di vedere l’effetto che fa. Certo, il mio integrale bianco cozza un po’ con lo stile (ed il colore nero) di questa T100, ma tutto sommato la sagoma che scorgo viaggiando al piccolo trotto tra le vie di Roma mi trasforma in un rider degli anni ’60 e senza timori reverenziali mi sentirei già pronto a varcare l’ingresso dell’Ace Cafe London.
Ma forse sarà meglio concentrarsi di nuovo sulla guida, visto che ancora in evidente modalità autocompiacimento ho appena rischiato di imboccare una strada contromano.
Alle basse andature la T100 richiede un impegno davvero ridotto. La guida è facilissima, quasi paragonabile a quella di uno scooter. Il motore regala già una buona coppia ai bassi regimi e permette riprese lineari, anche con il rapporto più lungo a partire dai 2000 giri. Quindi, se non si ha troppa fretta, l’uso del cambio può essere davvero limitato. Mi piacerebbe avere un comando del gas a corsa ridotta e soprattutto una risposta più pronta del motore alle piccole aperture. I freni sono estremamente friendly nell’utilizzo. L’intervento del disco anteriore da 310mm risulta modulabile e se ben spremuto garantisce una potenza decelerante rassicurante. Il posteriore svolge correttamente la sua funzione di comprimario. Le sospensioni risultano un po’ rigide, ma garantiscono comunque un confort di marcia discreto anche su asfalto rovinato. Mi sento bene su questa moto, il test del tragitto casa lavoro è superato con un ottima votazione.
Fuoriporta la T100 diventa un distributore di felicità. E’ una moto con la quale ti puoi permettere ancora di spalancare il gas in uscita di curva senza troppi timori reverenziali (e anche senza elettronica), godendoti il bel rombo pieno del suo bicilindrico parallelo, sicuro che questa classica ciclistica farà il suo dovere senza chiederti in cambio nessuna acrobazia. Poco impegno e tanto divertimento. L’inerzia direzionale della ruota anteriore da 19” si avverte un pochino nei cambi di direzione più garibaldini, ma in cambio la moto regala una buona stabilità ed una bella sensazione di controllo anche sul veloce.
Questa T100 vorrei davvero averla nel mio garage. Magari in versione Black. Una moto con la quale si entra immediatamente in simbiosi, che sa stupirti non solo per la sua armonia esteriore ma soprattutto per il suo carattere affabile e diretto.
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